That’s Organizzazione Aziendale
Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D. Lgs. 12 gennaio 2019, n. 14, così come modificato, da ultimo, dal D. Lgs. 13 settembre 2024, n. 136) ha introdotto il concetto di “Adeguati Assetti Organizzativi, Amministrativi e Contabili” all’interno di un paradigma esplicitamente volto al mantenimento e al recupero del valore aziendale.
Mentre, per tante realtà, riflettere sul concetto di adeguati assetti propri del contesto amministrativo e contabile è cosa abituale, ciò si riscontra meno, invece, con riguardo all’ambito organizzativo.
Cosa si intende, anzitutto, con “assetto organizzativo”? Prima ancora di parlare di “adeguatezza”? Quali sono gli elementi che lo costituiscono? La struttura, certamente, le procedure, i meccanismi operativi, la politica. Cos’altro? Come si connotano, nell’integrazione, nell’interazione e nell’influenza reciproca? Di quale tipo di relazione ed interdipendenza vivono? Per usare una metafora presa a prestito dall’arte, senza che ce ne vogliano i grandi, qual è l’opera “cubista” della tua azienda, nella scomposizione dei piani propri degli adeguati assetti organizzativi?
Il primo tema che, da consulenti, riscontriamo in azienda sta proprio qui: la conoscenza, che sta poi alla base della consapevolezza e, se vogliamo, di una diversa “coscienza”. Così da rendere possibile mettere in sicurezza il valore aziendale, non dimenticando di evidenziare i segnali di allarme del caso, con bassa frequenza, in ideale, ma cristallina nitidezza.
Lo scopo? Dotarsi di strumenti in grado di affrontare la crisi prima che divenga irreversibe e, anzi, tradurre i rischi in opportunità, ovunque possibile. Tutela dei creditori? Certamente, ma non più solo questo, per fortuna. Un’ottica non “punitiva” o, semplicemente, repressiva, ma “educativa”, supportiva, evolutiva.
Gli strumenti per ottenere tale risultato non possono che essere diversi, in grado di dare forma e sostanza agli “adeguati assetti organizzativi” attraverso una modalità sistemica, organica, non certo come un insieme disconnesso di elementi confinati.
Da esperti di Organizzazione Aziendale non possiamo che interpretare il concetto espresso dal Codice della Crisi e dell’Insolvenza come una naturale estensione del denominatore comune proprio della best practice ISO 9001:2015 afferente alla gestione del rischio, ma non solo. Non certamente, quindi, solo come l’obbligo cogente di cui all’art. 375 che, al secondo comma, recita: «l’imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale»?
Un’opportunità, se la si vuol vedere, per garantire la continuità aziendale, sostenendo, nel contempo, la lucidità organizzativa in modo funzionale agli obiettivi da raggiungere e, con essa, il benessere del singolo e dell’insieme, all’interno di una positiva virtuosa spirale ascendente.
In altre parole, non si parla solo di leggi e di numeri, fondamentali, ma, finalmente, gli obblighi e le opportunità si riferiscono in esplicito anche all’organizzazione, e, quindi, alle Persone, a come ricercarle, selezionarle, inserirle, valutarle, formarle, indirizzarle, sviluppando performance e potenziale; ai Sistemi di Gestione, ma anche a tutti gli altri elementi dell’organizzazione aziendale, come lo stile manageriale.
Si parla di un quadro, continuando con la metafora artistica, che si estende nei suoi contenuti, per una visione di insieme più coerentemente ampia, lucida e realistica, che guarda al futuro con maggiore serenità, compresa quella, fin anche personale, delle figure apicali.