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Fermarsi per andare più veloce: una storia di Coaching


Staff - Dicembre 18, 2024

Dirigente da qualche anno, sono in questo nuovo ruolo da pochi mesi, in un’azienda in forte espansione. Gli obiettivi sono ambiziosi, i ritmi di lavoro serrati. Mi piacciono le sfide, ma non è facile.

Cosa non è facile?”, gli chiedo. “La complessità è tanta, non so bene da dove iniziare a parlarne”.

Il percorso di Coaching inizia così, dove il “giro in carrozza” sarà del Coachee, ovviamente, con me accanto come suo Coach.

È una persona curiosa, si appassiona ai riferimenti della maieutica socratica, all’origine del termine “Coach” che deriva dal villaggio ungherese di Kocs, noto, nel XV secolo, per la produzione di carrozze di qualità, al racconto dei Tutor universitari inglesi che avevano il compito di “traghettare” gli allievi alla conclusione degli studi con successo, alla figura dell’allenatore.

Spetta a me definire il campo da gioco, per chiedergli se voglia “giocare”, anzitutto. Per allineare, poi, le sue aspettative: gli obiettivi da raggiungere sono sempre e solo patrimonio del Coachee: è lui che decide dove andare.

Si tratta di premesse, non scontate. Di chiarezza di intenti e di azioni, dove a me compete il presidio del processo, a lui l’impegno nel raggiungere i propri obiettivi. A me il compito di stimolare e provocare il pensiero, di sollecitare la comprensione (nel senso di “prendere con sé”) delle emozioni, di affiancarlo “sulla carrozza”, di sostenerlo nel prefigurare scenari nuovi all’interno dei quali vedersi muovere oltre.

Si presenta puntuale come un orologio svizzero e lavora sodo, senza mai scomporsi di fronte alle mie domande, di tanto in tanto scomode, ha modo di esplicitarmi. Semplicemente, accoglie la difficoltà. Con il suo approccio aperto e curioso, con la sua motivazione a “stare bene” e a “far stare bene gli altri” intorno a sé, si crea una bella energia durante le nostre conversazioni, con lui che torna a fare il punto della situazione, a razionalizzare dove si trova, dove sta andando, con che genere di mezzi e attraverso quali strade possibili.

Come percorrere le traiettorie che desidera? Servono un agire diverso in alcuni ambiti, un rinnovato modo di pensare, di fare, di sentire, infine, dei nuovi comportamenti. È lui a verbalizzarlo. È lui a ricercarlo. Serve sperimentare. Insieme.

Il percorso di Coaching si concentra velocemente su alcuni aspetti, creando focus su ciò che può fare la differenza nel raggiungere gli obiettivi del Coachee. Uno sforzo che stiamo facendo in due, il cui esito non è del tutto certo, ma dove si è già creato valore.

Durante gli incontri, infatti, il Coachee riesce a maturare nuove consapevolezze che gli permettono di vedere in modo diverso la situazione e di identificare spazi di miglioramento possibili. È sorpreso della velocità con la quale arriva a delineare soluzioni differenti alle criticità che incontra da mesi.

Cosa è successo? Semplicemente, “lo stare” con se stesso, il dedicarsi un tempo, il volere influire in modo più positivo sugli altri, gli stanno permettendo, nonostante la frenesia del lavoro, di ricordarsi di ciò che conta, nel momento in cui serve. Un percorso di Coaching è funzionale anche a questo.

A mano a mano che ottiene risultati, anche la soddisfazione aumenta e si crea un rinforzo positivo, che aiuta il Coachee a procedere, sostenendolo ulteriormente nell’impegno ad agire comportamenti più funzionali ai propri scopi. Banale? No, certamente.

Infatti, quante volte ci “sabotiamo” da soli? Come mai? Accade perché siamo nel flusso, perché non ci fermiamo. Pensiamo che non lo si possa fare perché, altrimenti, si rimane indietro. Al contrario, fermarsi serve proprio ad andare più veloci, a creare nuove abitudini e, infine, a renderci più coerenti con noi stessi.

Quanto a me, come non imparare, ogni volta, dai Coachee? In questo caso, da chi, nonostante le pressioni e i molteplici impegni, trova il tempo e il modo di muovere oltre, di cambiare? Questa è la ragione per la quale amo la mia professione, dove la soddisfazione del Coachee diviene anche la mia soddisfazione.

Andrea Tacca

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