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Conflitti in azienda e Lego® Serious Play®


Staff - Ottobre 28, 2024

That’s Lego® Serious Play®

Sapevo già che la sessione sarebbe stata non banale e che, come la volta precedente, in sole quattro ore sarebbero emerse tante, tantissime, istanze tra i nove partecipanti, dove la facilitazione Lego® Serious Play® avrebbe aiutato sia il dialogo oramai spento, sia quello troppo acceso, entrambi presenti in azienda. Questo grazie all’utilizzo di metaforecostruite con le mani”, con i mattoncini Lego®, appunto, e narrate dalla voce di ciascuno, a fronte di domande ben studiate e poste.

Quel che non potevo prevedere era la sintesi finale. Dopo oltre tre ore di partecipazione viva e proattiva, con chiarezza di cosa sia un conflitto, di come affrontarlo, di quanto evitare nella sua gestione e di come superarlo attraverso l’evidente riuscita della creazione di un teorico modello condiviso da tutti, alla domanda “Ti vuoi impegnare per superare i conflitti attualmente presenti in azienda?” la risposta è stata un inequivocabile “No”. Un “No” che ha risuonato come una semplice nota e che, in un soffio, ha spento il positivo clima respirato fino a quel momento.

Un evidente riflesso dello stato in cui vertono le relazioni aziendali. Una situazione di cui prendere atto. Un punto di partenza per muoversi oltre, comunque, sia rinegoziando i termini delle questioni e approfondendoli, in altro momento, anche presso le singole sedi, sia accettando che qualcosa dovrà cambiare e che qualcuno preferirà anche fare scelte professionali diverse.

La sessione Lego® Serious Play® ha reso palesi le convinzioni e le credenze personali (quante, poi, “preconfezionate”, vale a dire, neanche discusse, o, semplicemente, verificate neppure con se stessi?), come l’idea per la quale il conflitto rappresenti solo qualcosa di negativo, che non dovrebbe neppure esistere, da evitare a prescindere, nell’ottica “Avoidant”, al pari del suo opposto, con la deliberata ricerca della visione “Seeker”, magari fine a se stessa, senza finalità di chiarire e superare le criticità.

La facilitazione ha posto luce sui punti di incontro teorici e sulle volontà fattuali, dove i conflitti presenti al tavolo sono stati descritti, purtroppo, solo come problemi, non anche, o forse non più, nella loro dimensione di opportunità.

Una dinamica relazionale rispetto alla quale il tema non era tanto il conflitto in sé, il contenuto, quanto piuttosto, l’esaurita scorta di strumenti con i quali affrontarlo, la relativa consapevolezza attraverso la quale navigare una situazione lavorativa del genere, con intenti oramai volti all’attacco e alla difesa e, non, invece alla distensione.

In poche ore è emerso di tutto: non solo le dinamiche relazionali, disfunzionali, bollate come incompatibilità caratteriali, mancanza di buona volontà, rispetto, ecc…, ma il come i conflitti presenti in azienda non siano evidentemente relegati a questa sola ed un dimensione.

Certamente, la consistenza dei rapporti e il modo con il quale li si approccia sono sempre pervasivi, ma non rappresentano le uniche “variabili del gioco”. Le tematiche poste sul tavolo, infatti, spaziavano il tema del contendere, dal “cosa”, con accento posto sui task, ai processi, ai meccanismi operativi attuati o da porre in essere per raggiungerli, alla dimensione del “potere”, un’ovvietà per chi si occupa di organizzazione aziendale, ma un tutt’uno aggrovigliato, una “specie di gomitolo da buttare via”, piuttosto che da districare, da parte di chi “ci era dentro”.

Interrompere la sessione, oramai comunque giunta al termine, era l’unica via da percorrere, per riavviare poi il discorso in altro momento, scomponendolo nei suoi vari piani, appunto, aiutando l’azienda a rinegoziare il perimetro degli obiettivi, piuttosto che dell’agire dei ruoli, ridefinendo i meccanismi operativi, sostenendo lo sviluppo delle competenze trasversali o condividendo i valori di ciascuno e di gruppo.

Di fatto, la sessione Lego® Serious Play® aveva ben “fatto il suo”, portando alla luce tutto questo in un tempo molo limitato, dando la possibilità alle persone di parlare, per ore, spostando l’attenzione dal “cosa penso io dell’altro”, all’oggetto del contendere, al dirsi le cose attraverso metafore, all’ascoltare percorsi mentali e punti di vista diversi, al creare per qualcuno, nuovi insights, per poi evidenziare, in questo caso, una verità profonda e scomoda, ma pur sempre un nuovo punto dal quale ripartire, comunque.

Cosa mi ha colpita di più?

Il tempo, appunto, breve, brevissimo, entro il quale è stato possibile portare alla luce lo stato dei rapporti (quante sessioni di confronto ci sarebbero volute altrimenti?), ma anche la qualità del dialogo, che, pur nelle evidenti marcate divergenze, si è svolto in modo consono, oltre i consueti silenzi e i litigi.

Non mi ha poi lasciata indifferente la capacità di un gruppo evidentemente diviso di creare, invece, un modello condiviso di gestione dei conflitti, pur nell’assenza di volontà di attuarlo.

Mi ha fatto tornare a riflettere la costruzione Lego® che ha descritto i conflitti attraverso un muro fatto di mattoncini di diversi colori, intesi come un tutt’uno irrisolto, diventato talmente alto da non permettere più ai due animali contrapposti, non solo di comunicare, ma neppure di guardarsi negli occhi. Quante volte accade?

D’altro canto, le relazioni umane sono fatte anche di conflitti dove, quelle positive, prevedono la capacità di vederli, anzitutto, di riconoscerne la natura, di affrontarli e risolverli, ma anche di saper “lasciare andare” quando smettono di nutrirla, quando il muro, magari, nonostante infiniti tentativi, diventa troppo altro perché anche solo ci si possa, semplicemente, vedere. Il punto è “da dove partire, con quali strumenti, come, perchè?”.

Stefania Ciocci

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